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Recensione film: Metropolis

“Metropolis” è un film muto del 1927 diretto da Fritz Lang (Vienna, 5 Dicembre 1890- Beverly Hills, 2 Agosto 1976). Considerato il capolavoro del cinema espressionista tedesco, “Metropolis” è una introspezione nella futura società del 2026. La vicenda ruota intorno alla figura di Freder Fredersen, figlio del proprietario di Metropolis Joh Fredersen: mentre il padre controlla la città dall’attico di una futuristica Torre di Babele, Freder vive le sue giornate spensierato in un vasto ed esotico giardino, perennemente circondato da affascinanti odalische, fino a quando una giovane donna, Maria, non entra in questa dimora incantata accompagnata dai figli degli operai che lavorano nei sotterranei della città, che lei presenta come “fratelli” al giovane ereditiero. Freder rimane talmente colpito dalla donna e dai bambini che la circondano da decidere di visitare i sotterranei di Metropolis, rimanendone estremamente colpito: lì, infatti, gli uomini sono denutriti, poveri, ignoranti e ridotti allo stato di numeri, mentre i loro movimenti sono scanditi dal ritmo delle macchine. In superficie, intanto, lo spettatore fa la conoscenza di uno scienziato, il professor Rotwang: inventore delle macchine che fanno funzionare l’intera città, il professore sta costruendo un robot, che dovrà sostituire Hel, morta mentre dava alla luce Freder, tanto amata dall’uomo, che scelse Joh al suo posto. Lo scopo di questo suo esperimento è trasformare il robot in una donna vera e propria, e per raggiungere il suo scopo, rapisce Maria, e per mezzo di un congegno a base di onde elettromagnetiche, trasferisce le sue sembianze sulla macchina, rendendola il totale opposto di Maria: Maria-robot è, infatti, una donna crudele che riesce a convincere la popolazione operaia a distruggere le macchine, spacciandosi per la vera Maria, mentre  Metropolis collassa. La situazione è disperata ed è compito del capo-mastro far rinsavire i suoi operai: adesso l’unico obbiettivo che conta è uccidere Maria. Saliti in superficie,gli operai cominciano a rincorrere la vera Maria, che nel frattempo, insieme a Freder si era adoperata a portare al sicuro tutti i bambini prima che l’intera città sotterranea venisse allagata, mentre la Maria-robot viene portata per tutta la città e festeggia il suo successo insieme ai gentleman di Metropolis, in chiarissimo stato di trance. Maria viene rincorsa per tutta Metropolis, ma, per un fortunato scambio, riesce a salvarsi e la Maria-robot viene legata a un palo e bruciata come una strega. Rotwang, che si era nascosto dietro delle strutture a pochi passi da Maria, la rapisce, e la porta sul tetto della cattedrale, dove si consuma una dura lotta con Freder, che si conclude con la morte del professore. Il film si conclude con la riappacificazione tra Joh Fredersen e gli operai.

 

Ciò che colpisce maggiormente del film è sicuramente la grande innovazione tecnica, inaspettata per l’epoca, la cui critica non lo accolse, tuttavia, a braccia aperte. Nonostante sia un film muto, la storyline, scritta dal regista e dalla moglieThea von Harbou, famosa attrice tedesca dei primi anni del Novecento, è coinvolgente, ben costruita e attuale, se pensata in relazione ai nostri giorni. Vengono portate in scena le grandi conquiste tecnologiche e fisiche di quegli anni, ma allo stesso tempo confluiscono le riflessioni sulla società capitalista di Marx, il grande interesse degli intellettuali verso quella “crisi d’identità” tanto studiata da psichiatri come Morel, ma soprattutto, è tangibile la critica verso l’entusiasmo positivista, quindi di quella grande fiducia nella scienza e nel progresso che sfocia inevitabilmente nell’alienazione dell’individuo, ridotto alla mercè di una macchina.

 

Nonostante le critiche che questo film ha ricevuto durante tutto il secolo scorso, dal 1992 è nel registro “Memoria del Mondo”, progetto UNESCO nato proprio in quell’anno volto a preservare film e documentari considerati d’interesse per tutta l’umanità, ed è inoltre modello principale di tutte le saghe fantascientifiche più amate da noi giovani, come Star Wars e Matrix. "

Artemisia Moletta

recensione metropolis

La Magia del Teatro

 

Attimi di vero terrore, solo attimi, non ho più tempo, penso. È arrivato il momento cruciale, il presentatore dietro il sipario cerca di prendere tempo, la scenografia non è ancora pronta, lo senti parlare e parlare e pensi “Mi serve più tempo!” 

Vedo gli ultimi oggetti di scena prendere il loro posto, studiato fin nei minimi dettagli per mesi. “No quella posizione è sbagliata” penso. Solo confusione e paura nella mia mente:  ─ Più a destra quel tavolo … ─ sussurro agli addetti, ma ormai è troppo tardi, il presentatore sta pronunciato le tante odiate e amate parole: ─ Godetevi lo spettacolo! ─ … e a quel punto silenzio … un applauso, luci, scenario, si va in scena!

 

Siria Tamburlani e Gioele Cascapera 3F

La magia del teatro

Omaggio ad Eduardo de Filippo

EDUARDO DE FILIPPO,

Il drammaturgo moriva il 31 ottobre 1984.  Nel 1981 venne nominato senatore a vita . L'umanità, il viso scarno e l'ironia di Eduardo De Filippo salutavano per l'ultima volta il pubblico il 31 ottobre 1984. Fu il più grande attore del teatro italiano del Novecento, autore di testi intramontabili come Napoli Milionaria, Questi fantasmi!, Natale in casa Cupiello. 

Velletri lo ricorda con una stagione teatrale interamente dedicata a lui al Teatro Tognazzi.

OMAGGIO VELITERNO AD EDUARDO

Rock In Roma 2015: tra euforia e scetticismo.

È quasi primavera, ci avviciniamo all'estate:

- Maturità? Granite? Gelato? Mare? Sole?-  

- No. ROCK IN ROMA. -

Il festival musicale romano per eccellenza, che si tiene annualmente nei mesi di giugno, luglio ed agosto nell'infuocato Ippodromo Capannelle, è alle porte, puntuale come un orologio svizzero, una certezza dal 2002, così come i numerosissimi fan delle band (italiani e non solo) che anche quest'anno prenderanno parte al Festival più famoso ed atteso dello stivale.

Gli artisti? Sempre di più e sempre più prestigiosi!  Da Slash (ex chitarrista dei Guns N' Roses) al più melodico e poetico Stromae, dagli attesissimi Muse per la promozione del loro nuovo CD "Drones" in uscita a breve (80mila spettatori stimati e quasi Sold Out) ai Linkin Park, che dopo il CitySound Festival di Milano nel 2014 sembrano aver preso sempre più confidenza con l'Italia (è la prima volta che la band suona per due anni di fila nel nostro paese) e poi ancora: Slipknot, Lenny Kravitz e tanti altri.

Beh che dire, tanta euforia, ma anche tanto scetticismo: gli scorsi anni il Festival ha ospitato star internazionali: Bruce Springsteen, Mark Knopfler, The Rolling Stones, 30STM, Green Day, Metallica, Korn e tanti altri, mettendo in evidenza gravi problemi di organizzazione, come per esempio il poco personale, la cattiva gestione delle file chilometriche, i servizi igienici scadenti...

Ma c'è anche un'altra nota negativa (si spera sia una cosa temporanea): non è stata ancora annunciata la presenza di un'artista italiano...simbolo di un panorama musicale in caduta libera? Chi lo sa... Anche se la cosa non ci stupirebbe: lo scorso anno solo due italiani nel festival (Fabrizio Moro e Caparezza).

Che si parli di un paesino di provincia o di una grande città come Roma o Milano cambia poco, la musica emergente non viene incentivata, è questa la triste realtà. Si rimane ancora troppo legati alle vecchie glorie (senza nulla togliere, ma sempre di meno), complice anche i numerosissimi "Talent" televisivi di una tv spazzatura che giudica e lancia ragazzi/e immagine con un unico scopo: il profitto. Che poi, diciamoci la verità, ma quanto tempo possono "sopravvivere" questi artisti? Vengono sostituti ogni anno nell'infinito ciclo del business, se sono fortunati se ne sente parlare per 1/2 anni, poi finiscono nel dimenticatoio come è stato con Marco Carta e Valerio Scanu, tanto per fare qualche nome, ma tralasciamo...

Per ora godiamoci l'atmosfera pre-concerto, che è sempre la più bella, a parte l'ansia. 

Per quanto riguarda gli artisti italiani... a breve nuovi annunci, attendiamo speranzosi.

 

FRANCESCO FIORENTINO 5B

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